Piatto da parata XVI - XVII
Piatto da parata
H. 5,5; diam. max 44,3; largh. tesa 6,5 Ultimo quarto del XVI - primo quarto del XVII secolo Compendiario: turchino in diverse gradazioni, giallo, arancio, bruno e verde marcio su smalto bianco e spesso Grande piatto apodo con ampio e profondo cavetto; orlo a larga tesa quasi orizzontale. Sulla tesa è un tralcio di viticci e foglie di vite in giallo e blu alternati, interrotto da uno stemma con arma non identificata: inquartato: nel 1° d'argento a tre stelle d'azzurro, 2, 1; nel 2° una Omega; nel 3° due rose poste infascia; nel 4° un leone nascente. Nella carenatura del cavo è un secondo tralcio, con lo stesso andamento destrorso del primo, con boccioli di loto in bruno alternati a lunghe foglie in verde, ottenuto mal mescolando turchino e giallo. Nel cavo è narrato l'episodio epico del giudizio di Paride, in un ambiente agreste, tra balze di terreno, piccoli cespugli e ciuffi d'erba. I semplici motivi decorativi della tesa trovano riscontri diretti nelle produzioni dei 'bianchi' faentini, anche se qui si evidenzia una certa semplificazione del tralcio ondulato ed una approssimazione nella resa dell'acanto. La decorazione del cavo poi, realizzata in diverse gradazioni di turchino, con piccoli interventi di giallo e arancio tra le balze erbose del terreno e nel copricapo della figura maschile, ricordano certe produzioni compendiarie di impronta partenopea - come il cilindro a decorazione compendiaria di maestro napoletano con una complessa raffigurazione di Diana e Callista in collezione privata napoletana - che precedono e avviano le prime produzioni laertine dell'istoriato in monocromia turchina.
Bibliografia: Donatone 2001 a, p. 40, fig. 2; dell'Aquila 2010, scheda 11, p. 211 (con attribuzione a fornaci di Terra d'Otranto). Anna Lucia Tempesta